La volpe, l’uva e la resilienza.

In questi giorni ho combattuto contro il sabotatore interno che mi diceva: questa è una situazione del tutto nuova, uno scenario di guerra che non abbiamo mai vissuto, di guerra civile dove chi ci è vicino può essere inconsapevolmente l’aggressore. Un altro sabotatore interno mi parlava della comunicazione sul dramma che stiamo vivendo, fatta di suggerimenti e tecniche antistress, una comunicazione tautologica che ripropone sé stessa, correndo il rischio di diventare inutile.

Sono riuscito a resistere, cercando risposte alla domanda “Cosa ci può aiutare ad essere più forti?” oggi più che mai diffusa nelle nostre conversazioni.

Cosa ci può aiutare?

Come possiamo dare una risposta a questo scenario di fantascienza, fatto di città deserte, esercito e polizia che controllano le strade, di uomini con scafandri, di folle che fuggono dopo le comunicazioni delle autorità al governo? Sì, è vero, sono tutte immagini già viste. Ma al cinema.

Ora che queste stesse immagini sono la nostra realtà è il momento di fare i conti con le nostre debolezze e sofferenze. Se riflettiamo, ci siamo sempre abbandonati al valore della fragilità, ma oggi cullarsi nella vulnerabilità non ci può più aiutare, no. Quegli stessi meccanismi di difesa che ci hanno sempre dato una mano, negando nostre responsabilità e attribuendole agli altri, non ci servono. Non bastano più.

La favola della volpe e l’uva, che ci ha confortati, legittimati alla passività e protetti dall’agire, va riletta. Abbiamo la necessità di viverla diversamente come ci ricorda Gianni Rodari:

Questo è quel pergolato
e questa è quell’uva
che la volpe della favola
giudicò poco matura
perché stava troppo in alto.
Fate un salto
Fatene un altro.
Se non ci arrivate
Riprovate domani mattina,
vedrete che ogni giorno un poco si avvicina
il dolce frutto.
L’allenamento è tutto.

 

Sì, l’allenamento è tutto. Impariamo ad allenarci. È tempo di allenare la nostra capacità di resilienza che è alla base dell’adattamento all’ambiente e della vita. La resilienza come capacità di fronteggiare e superare difficoltà ed eventi negativi, nella consapevolezza che proprio queste stesse condizioni di difficoltà consentono di creare nuovi e più evoluti equilibri psicologici. Necessari nel deserto che stiamo abitando.

Ma come allenarci? L’allenamento parte dal confronto con noi stessi, dall’avere coscienza delle proprie fragilità e dall’accettare le proprie debolezze per trovare cause e risorse interiori. In questo momento di immobilità e di ricerca di senso, l’allenamento passa dal coltivare la propria solitudine e dal curare e nutrire i propri pensieri.

Per stare bene con sé stessi e muovere i primi passi dell’allenamento (sono così tante le tecniche e le pagine soccorrevoli che possiamo trovare su Internet) voglio ricordare alcuni suggerimenti.

Tre suggerimenti per allenarci ad essere resilienti

Il primo è quello di combattere il locus of control esterno (quel meccanismo di attribuzione di causalità degli eventi che sposta fuori di noi cause e rimedi del nostro star male e dello stress) e rafforzare, invece, il locus of control interno, l’unico meccanismo che ci può consentire di fare i conti con le nostre sofferenze e vulnerabilità interiori.

Il secondo suggerimento è quello di ristrutturare cognitivamente gli accadimenti, modificare cioè le nostre percezioni e convinzioni rispetto alle situazioni di vita negative o spiacevoli per governare le nostre reazioni emotive.

Vuol dire trovare altri modi, altre letture degli eventi per aumentare il nostro livello di sopportabilità. Al tempo stesso, vuol dire essere consapevoli che questo processo non significa assumere un pensiero positivo, poiché la situazione è quella che è, e una perdita rimane sempre una perdita.

Il terzo, forse quello più importante, è stanare e combattere i nostri sabotatori interiori, quelle voci che partono da dentro e ti dicono che “tanto nulla cambia”, che “quello che pensi non si può fare” e che, quindi, prima ancora della tua possibile attivazione ti mette i bastoni tra le ruote, indebolisce anzi “sabota”, appunto, ogni possibilità progettuale e proibisce nei fatti la nostra capacità di resilienza.

Tre suggerimenti per rafforzare le nostre immunità nel corpo, nella mente e nell’anima.

Francesco Tulli

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