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Si chiama Klout uno degli indici più utilizzati nel nostro tempo. Calcola il grado della propria influenza on line: l’ampiezza della rete sociale, la qualità dei contenuti ed il feedback ottenuto. Soprattutto quanto una persona piace e a quanti piace (i like). E allora ci si mette in mostra con parole, immagini, video per essere considerati. Si condividono pensieri e azioni per essere riconosciuti. E nello stesso network delle professionalità, se una persona chiede amicizia su Linkedin è consigliabile accettare o non accettare? Cosa conviene di più? A ben guardare, fatte le dovute e ovvie distinzioni, non molto è cambiato sotto questo punto di vista, rispetto al passato. La parola klout infatti è simile al termine omerico kleos “io ascolto” che definiva la rinomanza uditiva e più in generale la fama e la celebrità. In fatti Socrate, Platone, Aristotele furono i primi a parlare della necessità di essere importanti per gli altri. Qual è lo strumento per questa continua ricerca di attenzione? Il selfie.

Principi, valori, comportamenti stanno subendo pressioni di varia intensità e diversi orientamenti. “Cambiare verso” è lo slogan più praticato del momento. È una considerazione che vale in tutte le diverse realtà in cui si è impegnati: quella familiare, quella sociale e culturale, quella lavorativa, tutte accomunate dalla spinta al cambiamento. In questo...