Silvia Vescuso: come costruire il futuro che desideriamo

di Anna M. Corposanto

Per questa conversazione di fine anno abbiamo incontrato Silvia Vescuso, autrice del libro “Bil -Benessere Interno Lordo. Le filosofie orientali per la crescita delle persone e delle organizzazioni” (Guerini&Associati editore). Psicologa del lavoro e direttrice dell’Istituto di formazione Informa, ha insegnato presso l’Università La Sapienza di Roma, e continua a sviluppare progetti in partnership tra Informa e il mondo universitario, oltre che a curare pubblicazioni e articoli su riviste specializzate. È referente per importanti aziende italiane nell’ambito della sicurezza sul lavoro, e si occupa della ricerca e dello sviluppo di nuove aree di intervento formativo. Istruttrice di protocolli di meditazione Mindfulness secondo la Scuola di Jon Kabat–Zinn, ha introdotto la meditazione in azienda. Al “Festival della Felicità” di Pesaro ha parlato di “Felicità e lavoro”, un binomio che ha caratterizzato la sua lunga ricerca professionale, tanto che nel 2011 il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano l’ha nominata “Cavaliere del lavoro al merito della Repubblica Italiana”.

Ciao, Silvia, eccoci qua: la fine di ogni anno rappresenta quasi sempre un momento di riflessione sia su ciò che è stato fatto, che su ciò che ci si propone di fare per l’anno nuovo. Ma con quali occhi possiamo vedere il nostro futuro se siamo delusi e sfiduciati da un bilancio non positivo?
È innegabile che ciò che è accaduto influenza la nostra vita. Ma noi non abbiamo nessun potere sul passato. Rimorsi o rimpianti sono potenti freni che impediscono la crescita. Un sé equilibrato è indipendente dai successi o dagli insuccessi, dalla sofferenza o dal piacere, dalla lode o dalla critica, dalla giovinezza o dalla vecchiaia…

Quanto hai appena detto mi fa ricordare l’espressione “torcicollo emotivo” che Massimo Gramellini ha inserito nel suo ultimo libro “Avrò cura di te”. È così che definisce quel continuo sguardo rivolto al passato…
Spesso non ci accorgiamo che vivere con uno sguardo rivolto su ciò che è avvenuto ci blocca. È invece il momento presente che conta, perché è l’unico di cui disponiamo davvero. Possiamo utilizzarlo per apprendere, trasformare, crescere, amare: vivere. Ed è il “come” utilizziamo questo momento che indirizzerà la nostra vita, che orienterà le scelte, nella direzione del cambiamento che desideriamo.

Come è possibile stare bene nel proprio presente?
È necessario imparare ad apprezzare ciò che c’è già. Quando in risposta a queste mie parole sento quell’espressione scettica: eh, è ‘na parola…! allora chiedo: possiamo notare solo ciò che non c’è? Non è invece importante apprezzare tutto ciò che siamo stati in grado di realizzare, ma soprattutto le difficoltà che siamo riusciti a superare? Lamentarsi non fa che aumentare il senso d’impotenza e di negatività rispetto alla vita. È invece un senso di gratitudine verso se stessi e gli altri che dovrebbe permeare le nostre vite.

Ma come si può dire “grazie” se siamo insoddisfatti della nostra vita e non sappiamo guardare oltre con fiducia?
Intanto è importante comprendere cosa vogliamo nella vita e non soltanto cosa dobbiamo fare. Siamo diventati tutti dei “risponditori” alle aspettative degli altri. E invece dovremmo impiegare il nostro momento presente per conoscere quali siano i nostri desideri, le nostre ambizioni. Esserne consapevoli è il primo passo verso la trasformazione della nostra vita. Ed è solo quando riconosciamo che sono inadeguati alcuni nostri modi di pensare, sentire, agire che possiamo realizzare il cambiamento. Chi ha consapevolezza non subisce, ma può affrontare e rielaborare, questa è la sua forza. Ed è la forza che è in ognuno di noi, se sappiamo riconoscerla e vogliamo metterla in atto. E per far questo abbiamo bisogno di coraggio, tanto che Ricard Matthieu, famoso per essere “l’uomo più felice del mondo” ha detto: «Ciò che conta non è l’enormità del compito da svolgere, ma la grandezza del coraggio.»

Detta così sembrerebbe che l’ambiente in cui ci troviamo non influenzi le nostre scelte.
Il legame con l’ambiente in cui viviamo è forte, influenza moltissimo. Tuttavia possiamo lavorare sul nostro stato vitale per migliorare il nostro ambiente privato, professionale, sociale. Tutti abbiamo sperimentato nella nostra vita che se il nostro stato vitale è negativo tutto ci sembrerà irrisolvibile, triste, deprimente. Al contrario, se godiamo di uno stato di benessere, il rapporto con l’ambiente è caratterizzato da una sensazione di appagamento e di libertà. La nostra responsabilità consiste nello sforzo quotidiano di influenzare positivamente il nostro habitat e non il contrario.

Come è possibile influenzare positivamente il nostro ambiente?
Intanto, se non riusciamo a vedere al di là delle dure circostanze del nostro ambiente cadiamo vittime di vecchi modi di pensare e perdiamo la volontà di andare avanti con coraggio. Inoltre, quando siamo determinati nel nostro cambiamento, istantaneamente l’ambiente risponde nella direzione di quello che desideriamo. Per me la meditazione è una pratica che aiuta a sviluppare questa determinazione, ma ognuno può scegliere la pratica che ritiene più congeniale: l’esercizio fisico costante o di rilassamento, per esempio, aiuta molto.

Tu pratichi e insegni la meditazione. Perdona la domanda un po’ provocatoria: ma funziona davvero?
Se non “funzionasse” non si spiegherebbe la sua diffusione esponenziale nel nostro mondo occidentale e l’affermarsi costante nelle organizzazioni sia pubbliche che private in questi ultimi anni. Io dico che funziona perché l’ho sperimentata su di me: mi ha aiutato a superare momenti difficili, molto difficili. Ha trasformato il mio approccio nei confronti della vita e nelle mie relazioni in modo positivo. Oggi condivido la definizione che Jon Kabat-Zinn ha dato della meditazione: «È un approccio sistematico allo sviluppo di una nuova saggezza e padronanza della nostra vita, basato sulle nostre intrinseche capacità di rilassamento e di osservazione interna […] la gente impara a servirsi dei punti di forza che già possiede e ad aiutarsi da sé per migliorare il proprio stato di salute e il proprio benessere.»

Ma nella vita quotidiana questo come si realizza?
Si realizza concentrando l’attenzione su aspetti che normalmente ignoriamo. La meditazione consente di osteggiare le forze che tendono a trascinarci fuori di noi (smart phone e tablet, bombardamento di email e di messaggi). Ci rende consapevoli. Essere consapevoli delle proprie capacità, consente di orientare i nostri comportamenti e di entusiasmarci difronte alle sfide che la vita ci riserva. Essere consapevoli della sofferenza che possiamo provare ci rende compassionevoli e gentili nei confronti degli altri e verso di noi. Diventare consapevoli di ciò che è accaduto, di come siamo cambiati, di quale futuro vogliamo sono tutti passi fondamentali che ci portano nella direzione giusta.

Qual è l’auspicio che, nel presente, possiamo coltivare per realizzare quello che desideriamo per il nostro futuro?
Vincere sulle nostre debolezze. È l’augurio che hanno fatto a me qualche anno fa e che mi è rimasto nel cuore: «Inizieremo un nuovo anno, l’anno della vittoria. Credo che il più grande scopo per cui possiamo lottare sia una vittoria sulle nostre debolezze. Se vinciamo questa battaglia allora potremo vincere su tutto. Coloro che trionfano su se stessi splendono di umanità

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